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studi di caso :: indire Il ruolo del tutor in una classe prima elementare: problematiche operative nell'ottica della sperimentazione
area quadro della riforma
studi di caso :: indire C'ERA UNA VOLTA IL TEMPO
riforma: area informatica

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Gli ausili per disabili visivi
COSTO DELL'IGNORANZA NELLA SOCIETA'
DELL'INFORMAZIONE




15,6 miliardi di Euro persi ogni anno in Italia per la scarsa formazione
informatica della forza lavoro. Il nostro Paese è indietro in Europa. La
Patente del Computer ECDL limita i danni (circa 2 miliardi risparmiati).
Roma, 13 marzo 2003 - E' stato stimato in 15,6 miliardi di Euro il danno che
l'Italia subisce ogni anno per la scarsa preparazione della forza lavoro
all'impiego delle tecnologie dell'informatica e delle telecomunicazioni
(ICT). A questa cifra si dovrebbero aggiungere altri 2 miliardi se non
fossero decollate iniziative non-profit di alfabetizzazione informatica come
quelle per il conseguimento della certificazione ECDL (nota come Patente del
Computer). Sono i dati salienti emersi dalla presentazione della prima
indagine in Italia su "Il Costo dell'Ignoranza nella Società
dell'Informazione", svolta da AICA - Associazione Italiana per l'Informatica
e il Calcolo Automatico - in collaborazione con SDA-Bocconi e che si è
tenuta oggi all'Università Luiss di Roma. Il convegno, patrocinato dalla
Commissione Europea e dal Ministro per l'Innovazione Tecnologica ha
consentito di quantificare un costo nascosto rilevante - pari a una robusta
manovra di bilancio pubblico - che il nostro sistema-paese dovrà riuscire ad
abbattere se vorrà stare al passo con l'Europa.
Forte impatto economico
Lo studio AICA-SDA Bocconi ha preso spunto dalle analisi dell'Istituto
nazionale di statistica della Norvegia che ha quantificato il tempo medio
perso ogni settimana da un utente di PC non specialista in 171 minuti: 38
per aiutare i colleghi in difficoltà con il PC, 22 per problemi di stampa,
altrettanti in attesa di aiuto, 14 in manovre errate d'accesso ai Data Base,
13 per tentativi impropri di accesso a Internet, 12 e 11 per problemi legati
rispettivamente all'uso maldestro dell'e-mail e dei programmi di
elaborazione testi e 6 per problemi legati ai virus informatici.
E' rapportando i 171 minuti persi ogni settimana al tempo contrattuale, e al
costo medio del lavoro degli utenti generici di informatica in Italia, che
si ottiene il valore di 15,6 miliardi di Euro indicato sopra.
L'ignoranza informatica costa .
A ben vedere, infatti, in Italia ci sono circa 6,7 milioni di lavoratori
classificabili come utilizzatori generici di strumenti di informatica -
quelli che li usano in modo non intensivo, mentre gli specialisti sono poco
più di 2,5 milioni - che perdono 171 minuti la settimana per un totale
complessivo di giornate di lavoro perse ogni anno pari a 114.570.000.
Quest'ultimo dato, al costo medio di 136 Euro al giorno, porta appunto ai 15
6 miliardi di Euro dichiarati come costo dell'incompetenza informatica.
. nella grande come nella piccola impresa
Una stima del "costo dell'ignoranza" per dimensione d'azienda evidenzia, poi
che un'azienda con 10 utenti sostiene annualmente un costo di 23.310 euro,
cifra che sale a 116.550 euro in aziende con 50 utenti, a 233.100 euro nelle
aziende con 100 utenti, a 1.165.500 euro ove gli utenti sono 500.
La chiave è la formazione
Per ridurre gli oneri dell'ignoranza ICT è assolutamente necessario il
coinvolgimento delle istituzioni e delle imprese. Certo, le imprese devono
anche organizzarsi meglio e aggiornare in continuo le dotazioni informatiche
ma lo studio ha confermato che è la formazione la vera leva per aumentare
l'autonomia e la produttività degli utenti di sistemi informatici.
Nonostante questa evidenza - rimarca lo studio - l'informatica non è però,
se non in casi particolari, disciplina curricolare nella scuola secondaria
superiore in Italia. E come se non bastasse, anche nelle imprese risulta che
in Italia l'incidenza degli addetti che ha ricevuto almeno un minimo di
formazione in materia non supera il 18 per cento, contro il 28% per cento
medio dei paesi europei, il 55,6% della Danimarca, il 49,2% della Finlandia
e il 46,1% della Svezia. L'Italia è così al terzultimo posto nella
graduatoria dei 15 paesi europei per incidenza della formazione di base
informatica sulla forza lavoro.
L'ultimo dato evidenzia un grave ritardo del nostro Paese, che sembra sordo
agli appelli lanciati dall'Unione Europea. Quest'ultima, definendo e
avviando i piani di azione e-Europe 2002 e e-Europe 2005, ha più volte
ribadito che gli obiettivi di sviluppo quantitativo e qualitativo
dell'occupazione si possono conseguire solo allineando le capacità della
forza lavoro al nuovo contesto tecnologico. Unica parziale schiarita, sempre
nel nostro Paese, è stata la pubblicazione delle Linee guide del Governo per
lo sviluppo della Società dell'Informazione del Ministro per l'Innovazione
Tecnologica, nel quale si specifica l'importanza del riconoscimento
oggettivo delle competenze, attraverso opportuni programmi di certificazione

La patente ECDL limita i danni.
A quest'ultimo riguardo una notazione particolare merita la patente del
computer o patente ECDL (European Computing Driving Licence), standard
europeo di riferimento per la certificazione delle competenze di base
nell'uso del computer. Nell'avaro panorama italiano della formazione
informatica, la patente ECDL sta facendo eccezione. Essa sta infatti
raggiungendo un significativo livello di diffusione (171.500 diplomati, 2
700 test center abilitati e 450.000 skill card - i libretti d'esame), e il
risultato è oggi che l'Italia, su questo fronte, è seconda solo alla Gran
Bretagna. Proprio questa dinamica ha consentito - secondo lo studio AICA-SDA
Bocconi - di contenere i danni dell'incompetenza informatica di circa 2.000
milioni di Euro.
.con buona soddisfazione degli utenti
Le stesse imprese italiane - che nel 71% dei casi risultano spendere appena
lo 0,05% del fatturato in formazione - indicano di avere avuto benefici dal
conseguimento dell'ECDL. Il 97% delle aziende manifatturiere ha indicato di
avere riscontrato tangibili miglioramenti nella capacità d'uso degli
strumenti informatici, anche se poi parte di esse (63%) lamentano la
conseguente richiesta di aggiornamenti tecnologici o (45% dei casi) un
aumento dell'uso del PC per fini personali. La conferma circa il recupero di
produttività sul lavoro arriva poi direttamente anche dagli utenti, che nel
62% dei casi ha riscontrato di avere migliorato la qualità del lavoro svolto
dopo il diploma. Importante è poi sottolineare la motivazione
prevalentemente individuale (83% degli utenti) all'ottenimento dell'ECDL.
Tale fattore è più che evidente anche presso la popolazione disoccupata (18%
del totale diplomati) che nel 90% dei casi ha conseguito l'ECDL pagando
personalmente i corsi di qualificazione. Il dato conferma quindi la scarsa
attenzione delle imprese - particolarmente di quelle di piccole dimensioni -
al processo formativo, spingendo la maggior parte degli utenti ad acquisire
conoscenze informatiche mediante iniziative personali.